Quando si pensa ai disturbi del sonno, la prima patologia che viene in mente è l’insonnia.

Ma nonostante la difficoltà ad addormentarsi sia un problema molto diffuso, non è sicuramente l’unico. I disturbi del sonno si dividono in 4 categorie:

  • Insonnie: disturbi dell’addormentamento o del mantenimento del sonno
  • Ipersonnie: eccessiva sonnolenza
  • Disturbi del ritmo sonno-veglia
  • Parasonnie: disturbi associati a stadi del sonno

Nelle prossime settimane analizzeremo una ad una queste categorie, ma per ora andiamo a vedere di cosa si tratta in generale.

L’insonnia non è una malattia in sé, ma è un sintomo di svariate condizioni patologiche psichiche o fisiche, oppure di alterati equilibri ambientali. In molti casi l’insonnia evolve parallelamente alla condizione che l’ha innescata e può essere transitoria, ricorrente o di lunga durata. Quando un’insonnia diventa cronica, è in gioco una complessa interazione di fattori che vanno al di là di quelli originariamente responsabili del disturbo.

L’ipersonnia è solitamente caratterizzata dall’eccessiva sonnolenza diurna. Durante la giornata chi soffre di questa condizione riscontra attacchi di sonnolenza incontrollati, eccessiva stanchezza, incapacità a portare a termine le abituali attività fisiche e cognitive e una forte difficoltà a svegliarsi.

I disturbi del ritmo sonno-veglia sopraggiungo quando si altera il ritmo circadiano, ovvero il ciclo di sonno-veglia sulle 24h. Il più comune e transitorio di questi disturbi è il jet lag. Ovvero la difficoltà ad adattarsi agli orari di sonno-veglia quando si viaggia attraversando in areo vari fusi orari (5 o più). Disturbi più radicati possono presentarsi quando per lavoro si effettuano turni notturni. In entrambi i casi il paziente non riesce a dormire quando lo desidera o quando ha necessità.

Le parasonnie sono caratterizzate da un inizio del sonno e da un risveglio anticipati o posticipati rispetto a quanto desiderato dal paziente o richiesto dai suoi impegni. Un’altra parasonnia è l’irregolarità dei ritmi di sonno-veglia. Il paziente non riesce ad a sincronizzare i propri impegni (a volte neanche per i pasti) con le ore di veglia, essendo costretto a numerosi pisolini durante il giorno e periodi di veglia prolungati durante la notte. In questi casi i pazienti perdono la loro abituale ritmicità circadiana.

Come capire se si soffre di disturbi del sonno?

Il primo step nell’analisi dei disturbi del sonno è la raccolta dell’anamnesi del paziente da parte del medico. Questo permette di indagare le patologie preesistenti e i problemi del sonno. In questo senso è spesso utile chiedere informazioni anche al partner che condivide il letto con il paziente. In base a quanto emerso, il medico potrà quindi ritenere opportuno un approfondimento con esami strumentali. Il più comune è la polisonnografia, che può essere effettuata a domicilio o in laboratorio, per verificare se il paziente presenta microrisvegli, anomalie elettriche cerebrali, particolari attivazioni muscolari, cardio-respiratorie o comportamenti anomali.